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Call of Juarez: The Cartel

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  1. P@tø~7™
     
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    C’era una volta il Far West. Questo, sicuramente, il primo pensiero di Techland quando ha iniziato lo sviluppo di Call of Juarez: The Cartel. Già, il titolo dalle meccaniche shooter ha deciso di abbandonare le lande desolate del lontano West, per modernizzarsi, passando dalle vecchie scorribande per assaltare diligenze, ai giorni nostri, in una modernità dove il narcotraffico è alla base del business più proficuo. Il brand di Call of Juarez non ha mai brillato per eccellenza, anche se il precedente capitolo Bound in Blood era riuscito a far breccia nei cuori di molti utenti, così che la schiera di fan affezionata ha certamente riposto molte speranze in questo ultimo episodio, sottotitolato “The Cartel”. Purtroppo, è bene annunciarlo sin da subito, l’esperimento di Techland è fallito sotto più punti di vista. Siamo di fronte ad un prodotto mediocre, con molte lacune poco accettabili per uno shooter odierno.


    Un altro panorama…

    Lo abbiamo già accennato, ma sarà meglio tornare in argomento. Siamo ben lontani dall’atmosfera spaghetti western che aveva caratterizzato la produzione precedente, e delle cavalcate su immense praterie ne è rimasta soltanto l’ombra. Niente più sceriffi da combattere, niente più duelli con gli indiani. Ci trasferiamo in una moderna Los Angeles, dove un noto gruppo di narcotrafficanti messicani ha deciso di gettare nello scompiglio CIA, FBI e LAPD. Per contrastare questo gruppo di criminali, si è deciso di agire con un “esercito” poco ortodosso. Eddie Guerra è un poliziotto messicano corrotto e che ama il gioco d’azzardo. L’FBI ha deciso di rivolgersi a Kimberly Evans, che conosce bene gli ambienti malavitosi poiché il fratello è parte integrante di una delle più pericolose bande della città. Infine, la sezione omicidi della LAPD, ha deciso di contattare Benjamin McCall, un detective rude che ama molto accarezzare il grilletto delle proprie armi. Il nostro obiettivo principale, sarà quello di dare battaglia alla potente organizzazione criminale guidata da Juan Mendoza, narcotrafficante che è riuscito a mettere in piedi un “cartello” di droga e che gode adesso della protezione di agenti appartenenti alle più importanti organizzazioni governative.

    Per abbattere la rete di Mendoza dovremo accumulare prove e proteggere Jessica Stone, una testimone che potrebbe incastrare il narcotrafficante e mettere fine allo strapotere dei messicani. Con una premessa così ingarbugliata, il team Techland aveva in mano tutte le carte per costruire un’ottima trama e dare una base narrativa solida all’intera avventura. Purtroppo, a parte i soliti clichè abusati, vi è poca caratterizzazione delle tre sottotrame che andranno a manifestarsi nel corso dell’avventura.

    Uno shooter anonimo

    Call of Juarez: The Cartel è fondamentalmente uno shooter senza personalità, che porta sul campo solo linearità nel gameplay e poche sorprese. L’esplorazione dell’ambiente è davvero limitata e i “corridoi” che dovremo affrontare per portare a termine i vari obiettivi non prevedono bivi e possibilità di girovagare per gli ambienti. Alle meccaniche di sparatutto si affianca una caratteristica, sempre valida, ma di sicuro non originale: il bullet-time. Già, una barra posizionata nella parte ala dello schermo ci consentirà di rallentare il tempo e di far fuori i molteplici nemici che si pareranno sul nostro cammino. Questa barra, andrà a riempirsi uccisione dopo uccisione, così che il nostro unico obiettivo, durante l’avventura, sarà quello di accumulare energia al fine di attivare la funzione “rallenta”. Il sistema di puntamento non è certo tra i migliori visti in una produzione shooter e il respawn degli avversari rende una sensazione di frustrazione non più accettabile per gli standard odierni. Migliora la situazione nelle sessioni di guida, in cui un compagno d’armi guiderà il mezzo e a noi resterà di far fuoco in movimento.

    Qualcosa di buono, però, lo ha anche questo The Cartel. Ogni personaggio nella campagna principale, fornirà una diversa esperienza di gioco, complice il gran numero di armi che ciascuno possiede e le diverse abilità dei protagonisti. Ad esempio, Kimberly Evans predilige i fucili di precisione, mentre Eddie Guerra è solito servirsi di bombe e fucili a pompa. Ultimo, ma non ultimo, il detective Benjamin McCall che non farà distinzione tra attacchi da mischia, pistole, fucili o armi pesanti. Così, il gran numero e la varietà di armi va ad appannaggio di una varietà nei combattimenti, che si amplia ancor di più alla fine di ogni missione, quando il un sistema di punteggio dinamico permetterà di sbloccare nuovi potenziamenti e armi più potenti.

    Un plauso, pur rimanendo in un contesto di mera sufficienza, va fatto anche per la IA della CPU. Gli avversari, sin da subito, si muoveranno sul campo di battaglia con cognizione di causa, schivando proiettili e utilizzando le varie coperture in modo intelligente e preciso.

    Il Multiplayer

    La parte meglio riuscita del prodotto, e quella su cui forse il team di sviluppo ha voluto concentrare l’attenzione, è certamente la modalità cooperativa. Rigiocare la campagna con due diversi amici, renderà l’azione di gioco più divertente, anche se i problemi di fondo legati alla linearità e al sistema di puntamento impreciso resteranno immutati. La sala d’attesa online è un sistema per incontrare giocatori piuttosto comodo, così che intraprendere una missione con l’aiuto di altri utenti umani non sarà troppo difficoltoso.

    Le varie modalità presenti in multiplayer contribuiscono ad arricchire l’esperienza di gioco: in “Robbery Crew” una gruppo di criminali si troverà a svaligiare una banca scappando al tempo stesso dai poliziotti guidati dal team rivale, in “Star Witness” dovremo proteggere un VIP, stando attenti a schivare le raffiche di proiettili avversari, in “Cartel Deal”, invece, sarà tutta questione di sopravvivenza, cercando di resistere il più possibile agli assalti in furgone e in elicottero degli agenti facenti capo a Mendoza. Immancabile, infine, la modalità Deathmatch che vedrà scontrarsi nelle mappe multiplayer i trafficanti e le forze di polizia.

    Grafica e SonoroCiò che getterà nello sconforto qualsiasi tipologia di utente è il versante grafico. Già, il reparto tecnico non è tutto, ma è chiaro che l’impatto visivo è una delle caratteristiche che salta subito all’occhio. Questo “The Cartel” riesce a non entusiasmare in alcun modo. Modellazione poligonale scadente, ambienti spogli e poco curati, animazioni legnose e poco elastiche, luoghi anonimi, privi di caratterizzazione. Insomma, uno scenario spoglio con texture scadenti e una visione d’insieme poco realistica. Non un titolo all’altezza di altre produzioni odierne. Per fortuna ad evitare che la barca affondi rapidamente, soccorre un reparto sonoro accettabile che, se paragonato a tutto il resto, emerge in modo chiaro ed appagante, con un doppiaggio italiano che merita qualcosa in più rispetto alla sufficienza generale del titolo.



    Conclusioni
    Un esperimento non riuscito. Ecco, in sintesi, cosa rappresenta questo Call of Juarez: The Cartel. Peccato, la spinta che il team ha cercato di imprimere dal punto di vista del versante cooperativo, ha gettato nell’anonimato tutte le altre componenti di gioco. Una campagna in singolo giocatore poco appagante e un reparto grafico davvero disastroso rendono questo titolo un prodotto solo appena sufficiente. Se volete un consiglio, attendete per l’acquisto qualche settimana, giusto il tempo di far precipitare il prezzo.



    VOTO 5.9

     
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0 replies since 1/11/2011, 14:50   2 views
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